Il soldato scosse un braccio e lo mosse lentamente, fece lo stesso con l’altro, infine piegò una gamba e alzò la testa. Me ce chiamavano a scola – disse, cercando di sturarsi le orecchie con il dito indice. Cosa? Chi? Imbecille: me ce chiamavano a scola, pe’ questo ho mollato in prima elementare. Mario è lì, dobbiamo andare a prenderlo! Come facciamo? Cadeno le bombe! Ma che te sei ammattito? Sì, sono matto! –ringhiò con tutto l’ardore che aveva in corpo, scoprendo i denti, tutti rossi di sangue- Forza, andiamo! Ponziano si alzò, videro un’enorme massa nera muoversi all’impazzata in mezzo alle macerie. Una puzza tremenda andò a coprire l’odore… Read More
Continue Reading𝓜𝓪𝓻𝓲𝓸 𝓲𝓵 𝓑𝓻𝓲𝓰𝓪𝓷𝓽𝓮 – 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝙓𝙑𝙄𝙄
Arrivarono alla stazione, girarono attorno alla piazza per alcuni minuti. Donne che tenevano per mano un bambino, che a sua volta ne teneva uno più basso e così via, anziani con delle enormi scatole in spalla o sopra la testa, un uomo che faticosamente trasportava una macchina per cucire in ferro pesante. Intere famiglie che si stringevano come in una grande catena fatta di paura e speranza, ed avevano una premura matta. Tutta la città era in fila per partire e la stazione era un enorme carnaio in preda alla confusione. Gli operatori delle ferrovie cercavano di destreggiarsi come potevano, perdevano il fiato a forza di usare il fischietto e… Read More
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Mario si svegliò con un mal di testa pulsante e fortissimo. Sentì una punta sopra la fronte, come se avesse una fasciatura stretta, sotto alla quale si era incastrato un sasso. Si toccò e sentì dolore. Provò ad alzarsi, e dovette aiutarsi con le mani: le gambe erano intorpidite, la coscia destra impanata di polvere e intonaco. Restò in piedi per alcuni secondi, cercando di guadagnare equilibrio. Si spostò verso l’esterno, barcollando. Arrivato fuori, una folata di vento lo aiutò ad accorgersi di essere nudo. Il petto completamente segnato da lunghe striature rosse, vi passò una mano sopra e delle fitte lancinanti lo fecero scattare. Tornò dentro. Restò sconvolto a… Read More
Continue ReadingA quattro zampe
Se tu pensi che la vitaChe tu credi ti odi a morteSu di te si sia accanitaAiutata dalla sorte Se ti senti creditoreDel calore di una madreSe le notti furon MagreDell’affetto, dell’amore Questa terra le sventureCoi suoi frutti ha ripagatoE a ogni uomo ha regalatoA quattro zampe le creature Racconti di un ottico solitario diRiccardo Balloi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.Based on a work at http://otticosolitario.it/.
Continue ReadingMi chiaman fifone
Mi chiaman fifonePerché un soffio di ventoMi desta spaventoE lo chiamo tifone Con gli amici è una guerraHo terror di volareNon m’importa viaggiareSe non coi piedi in terra Odio qualsiasi bolideOdio il mezzo che sfrecciaDi ‘sto mondo che è un CacciaMi professo un apolide Mi piace assai il trenoChe se corre un po’ troppoCon destrezza lo stoppoPerché tiro giù il freno E poi lascia osservareTaglia in due le cittàLa sua “velocità”È che aiuta a imparare Devo dirvi ch’è veroPur se in senso un po’ lato“Isolano” è il mio trattoE ne vado anche fiero Ho tre giorni di tempoSe lascio la SardegnaLa tristezza mi segnaE non mi dà più scampo Mia… Read More
Continue ReadingLa metamorfosi di Ri(F)ki
La metamorfosi di RiFki. Guarda un po’ certi ragazziPetto e gambe tutti glabriDella vanità son ebbriE ascoltan Fabio Rovazzi Guarda un po’ il mondo animaleDi spontaneità e d’istintoSull’umanità ha già vintoPerché non conosce il male Guarda un po’ questo che scrivePer il loro amor sol viveVuol sostituir la sua cicciaCon del felin la pelliccia. Racconti di un ottico solitario diRiccardo Balloi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.Based on a work at http://otticosolitario.it/.
Continue ReadingUn bel giorno uno scrittore S’è inventato di Vigata D’un prefetto, d’un questore D’una Livia tanto amata Di un Mimí, di un Catarella Di un Bonetti, un Alderighi Di una casa a Marinella Di Montèlusa gli intrighi. Di un ragazzo, di un tal Fazio Di curiosità mai sazio Di signore, di arancini Di un po’ folli spadaccini. Di un dottore, tal Pasquano Che durante le partite Odia e sgrida il Montalbano Che interrompe le puntate Coi suoi quesiti improvvisi E gli scassa i gabbasisi. Un molosso grande e nero Di Enea Silvio andava matto Era forte, dolce e fiero Era il suo senso del tatto. Il buon Salvo solitario Era… Read More
Continue ReadingIl sonno
… E d’estate dormi maleTra sudate e gran bevuteTra speranze d’un MaestraleChe si sfoga in ripetute.Dopo pranzo poi ti sdraiMa i vicini mangian tardiFan rumore, che asinaiBanchettando ad anacardiCome Dumbo, s’è capitoE tu desto mai assopito. Poi il silenzio infine arrivaI tuoi sensi vanno viaL’immaginazione è vivaMa è un sogno, che magia! Il tuo naso, che tromboneCon i ronfi fai la ToscaMa il buon Dio è un gran burloneA destarti v’è una mosca. Lanci un grido, trema il muroE ricordi da ragazzoQuando alcun faceva il duroTuo fratello come un razzoDa vicin gli mostrava il muro Neanche oggi io son soloIn silenzio, in eleganza In volteggio, come in voloHap e Leonard fan… Read More
Continue ReadingHummel, Jeg har karakter
Così per caso ho trovato questo pallone. Non so se sia mai stato usato in competizioni ufficiali. Certo, la versione in mio possesso è recente, del periodo in cui il pallone unificato aveva o stava per prendere il sopravvento. Però ho deciso di comprarlo ugualmente, per seguire un sentimento, dopo mesi in cui inseguivo altro. Eh sì, perché nell’ultimo anno mi ero fissato nella ricerca dei palloni usati in competizioni ufficiali. ergo cercavo il pallone della Champions League, quelli della Serie A, quelli degli Europei, eccetera. Mi ritrovavo a trattare prezzi per palloni così brutti, ma così brutti da far vomitare Mister Nike in persona, o Mister Adidas. Sia chiaro,… Read More
Continue ReadingIl rifugio – capitolo finale.
Un pomeriggio di Maggio, lo ricordo bene, era una serata bellissima. Il sole era a mezza altezza, e con le maniche delle felpe tirate su, sporchi da capo a piedi dopo ore a correre per le vie, trovammo un nuovo tesoro. Non pesava come l’oro e non ne valeva le pecunie, ma per noi era altrettanto prezioso. Erano purtroppo le sette e mezza, e il coprifuoco era per le otto. Ci trovavamo a due isolati dal nostro, in una strada dove non passavamo mai. Il marciapiede era largo cinquanta centimetri, poi iniziava una distesa di fiori gialli dal gambo alto e dall’odore sgradevole, ma a noi non dispiaceva. Francesco Grande,… Read More
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