Elenco delle cose che mi piacciono così tanto che l’atto di dire che mi piacciono mi piace ancora di più:
– Le persone che raccontano le proprie piccole avventure quotidiane e lo fanno in terza persona;
– Coppie o gruppi di ultra quarantenni che camminano con calma per la città di notte nei giorni infrasettimanali;
– Le vie del centro, deserte e fredde, che mi serbano il privilegio di sentire i miei passi ed il mio respiro;
– La discrezione e l’ aria sicura e calma delle coppie o gruppi di ultra quarantenni mentre passeggiano di notte;
– Gli anziani che parlano di calcio all’antica maniera, nominando il Centravanti o lo Stopper, come quando le squadre erano di diciotto persone e non quaranta;
– Le persone sedute al bar che sembra aspettino, invece hanno semplicemente del tempo;
– Un amico che mi mostra una strada che non conoscevo e arriviamo prima;
– La metropolitana scoperta;
– Vedere i quartieri dalla metropolitana scoperta e di tanto in tanto scoprire che i ragazzi ancora sviluppano la loro arte nei parcheggi dei palazzi in mezzo ai piloni, magari ballando o semplicemente impugnando un libro;
– Gli sbirri che mi guardano male perché cammino e guardo;
– Capire una poesia e io di poesia non ci capisco nulla;
– Sentire una canzone che non c’entra nulla col libro che sto leggendo e credere in qualche modo che sia la colonna sonora dei giorni vissuti dai protagonisti;
– Incrociare per strada Gigi Riva e aver voglia di dirgli quanto lo trovo bello senza mai riuscirci;
– Passeggiare per strada di notte da solo e dare sfogo a tutte le manie che hanno un po’ tutti, come camminare sull’orlo del marciapiede, non calpestare le fughe delle mattonelle o calpestarle tutte;
– Passeggiare con le cuffie, ruttare e accorgersi che dietro c’é una;
– Camminare dietro degli adolescenti e ascoltare i loro discorsi;
– La Solitudine;
– Mandare a quel paese a voce alta un rivale inventato in una fantasia passeggera;
– Le espressioni gergali e scurrili che oggi non si usano più;
– La musica ma non tutta;
– I cuochi grassi come me;
– Esser sicuri siano passati sei mesi e invece era un po’ meno;
– Le persone a cui non lo chiedi e ti raccontano la vita quotidiana dentro casa loro;
– Gli sconosciuti che ti guardano un istante e sembra ti capiscano, e credi dunque di essere importante;
– La prima folata di vento che porta con sé il cambio di clima;
– Cagliari e la sua notte.
Racconti di un ottico solitario diRiccardo Balloi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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