Sto scrivendo una cosa.
Era Marzo 2020 e mi trovavo tutto solo, in quarantena, mi alzavo alle sei del mattino, facevo un po’ di allenamento, come i carcerati nella veranda due metri per quattro, pranzavo alle nove e lasciavo che le giornate passassero. Ho un dono: da solo sto bene. E stavo benissimo, in quarantena, anche se, di tanto in tanto, mi veniva in mente che magari avrei perso il lavoro, che poi non ho perso, ma non è mai detta l’ultima parola.Mi piace scrivere. Un po’ di tutto, qualche ricordo, qualche storia inventata, qualche rottura di balle sulle elucubrazioni cervellotiche di disadattati che se la prendono con sé stessi, e alla fine muoiono.E che rottura, faccio sempre morire tutti, mi sono detto, sempre durante la quarantena. Proviamo a non far morire nessuno, per una volta. E ancora non so se ci sono riuscito. Cioè, lo so, ma se ve lo dico, poi mi accusate di fare spoiler.
Nell’intento di cercare un modo per non far morire nessuno, dunque, ho scritto Mario il Brigante. E non so se ci sono riuscito, ripeto.
Mi da un fastidio questa storia che Cagliari abbia preso la Medaglia al Valor Civile, per le devastazioni subite durante la Seconda Guerra Mondiale. Proprio mi urta. Non la volevo, questa medaglia, avrei preferito due o tre monumenti ancora in piedi, per esempio, o qualche nonno in più in vita, a godersi la fine della Prima Repubblica, un paio di decenni dopo. Invece niente. Medaglia al Valor Civile, evviva, siamo stati bravi a beccarci le bombe in testa.
Elucubrando cervelloticamente come un disadattato, allorché, mi sono inventato questa storia di Mario. Se la leggerete, potrete dire che è piuttosto improbabile, ma che diavolaccio, esiste qualcosa di più improbabile di una città sperduta nel Mediterraneo, che viene bersagliata dalle superpotenze mondiali? Voglio dire, questi si sono caricati gli aerei con tonnellate di esplosivo e lo hanno buttato a Cagliari. Ci si sono pure impegnati, vi rendete conto? Mi sono anche tenuto basso, direi, potevo parlare di dragoni volanti, ma non volevo scopiazzare Ludovico Ariosto.
Oltre alle bombe degli Alleati, ho fatto piovere sulla mia città anche un’altra cosa, un Sanbernardo. Non sarà una creatura fantastica che sputa fuoco, ma posso dire di essere soddisfatto.
Prima che i miei genitori passassero a miglior vita quando non avevo ancora undici anni, mi dissero: fai quello che vuoi, Riccardo, ma se entro i trentasette anni non hai scritto una cosa, sappi che nel regno dei morti saremo delusi. Ho trentasei anni, il 23 dicembre 2020 ne compirò 37 (l’ho scritto apposta in cifre, così, per rompere), e ho scritto una cosa. La prima, è la cazzata dei miei genitori che mi dicono quella cosa. E’ vero che sono morti, ma non mi hanno mai detto nessuna cosa, o quasi nessuna. A otto anni cosa vuoi che ti dicano, mamma e papà? Lavati i denti? Non picchiarti con tuo fratello? Mangia il minestrone? Sì, me le hanno dette quelle cose, e ora che mi ci fate pensare mi hanno detto anche altre cose. Ma di scrivere una cosa, no, non me l’hanno detto mai. Scusate, ho bisogno di scrivere la parola “cosa” almeno un’altra volta. Cosa.
Sapete, quando sei orfano, quante persone vengono da te e ti dicono sciocchezze come “tua mamma un giorno mi disse di prendermi cura di te”, “tuo padre mi ha detto di intervenire se ti aggrediscono per strada”? Tante, e a nessuna ho mai creduto. Però oggi mi diverto ad inventarmi dei miei genitori che mi dissero di diventare uno scrittore. Sono stato contagiato, forse.
Nella foto, ci sono io con una Guinness in mano e Giulia, con una birra strana di cui non ricordo il nome. Eravamo felici, allora. Poi ho scritto Mario il Brigante e lo abbiamo revisionato assieme. E l’idillio è finito. Vi do un consiglio: scegliere i mobili per la casa nuova, il nome del figlio, la località dove andare a sbattere le corna in ferie, potete farlo in coppia. Sarà dura, ma non impossibile. Ma non mettetevi mai a fare una correzione di bozza con la vostra fidanzata. Ho saputo che ai pochi che ce l’hanno fatta, hanno dato la Medaglia d’oro al Valor Civile.
Il fatto è che non è solo durante la quarantena, che ho scritto una cosa. Ho scritto delle cose anche prima, e ne scriverò anche dopo. E se ci saranno altre quarantene, scriverò una cosa di nuovo durante la quarantena.
E pubblicherò tutto nel mio blog e nella pagina ad esso collegata.
Racconti di un ottico solitario diRiccardo Balloi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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