
In un famoso film Totò si presentò a Milano in piena Estate, vestito con colbacco, giaccone e sciarpa. Costrinse anche Peppino a fare altrettanto, e quando la sua mitica Spalla fece lui notare che quell’abbigliamento fosse un poco inadeguato per la stagione, lui rispose, a grandi linee:
- siamo a Milano, siamo al Nord! E al Nord fa freddo.
Io sono sardo, e da buon isolano, di pregiudizi ne ho tanti. E posso affermare che Totò avesse pienamente ragione. Al Nord fa freddo, e bisogna vestirsi pesanti. Punto e basta.
Ecco, sulla falsa riga di quella bellissima scena, così magicamente comica ed auto ironica, pensando a quella sorta di analisi che con due battute sviscerava il nostro modo di pensare, di rapportarci con il prossimo, io voglio dirvi una cosa.
Se vado al Sud, ho una ed una sola convinzione. Si mangia bene. Che cucini un bambino di due anni, oppure un cuoco di centroventi chili che si chiama Gustavo, che ha la voce gentile e supplichevole, che nel tempo libero mangia e quando lavora cucina, che ama dare da mangiare (questa è la mia personalissima idea del cuoco per eccellenza), io dirò sempre che al Sud si mangia bene. E dirò che il piatto che mi viene proposto è squisito ancor prima di averlo assaggiato. Il fatto è che ho ragione. Prima di tutto perché i nomi delle pietanze sono tutti poetici (e non dite di no: le parole ORECCHIETTE o CACIOCAVALLO sono dolci come sonetti), in secondo luogo, proprio perché ho il ricordo di Totò, che giocandosi un poco di sé e della propria gente, ha voluto rivolgere un pensiero gentile verso il Lontano Nord degli anni ’60.
Il mio sogno è avere una macchina del trasporto spazio/temporale, che ad ogni pasto mi porti in Puglia, a Napoli, a Caserta, a Catania, a Matera e Catanzaro a mangiare soppressata, ogni volta che ho fame. E quando sarò seduto a tavola, poter dire “è buonissimo” prima di mettere sotto i denti il primo boccone.
La realtà è che è la casa ciò che mi manca di più, e non ne ho mai abbastanza. Quando mi siedo ad una tavola imbandita, quella è casa.
Nota bene: ora che ho fame, mi piacerebbe essere in Valle D’Aosta o in Veneto, bere vino nero e mangiare carni stufate e pastasciutte piene di salsa. Ho bisogno d’aiuto.
<spanxmlns:dct=”http://purl.org/dc/terms/” property=”dct:title”>Racconti di un ottico solitario diRiccardo Balloi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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