Pallone ufficiale dell’Europeo 2000.
Non sono un tifoso dell’Italia, da sempre. Non sto a spiegarvi perché. se volete saperlo venite a Cagliari e ve lo spiego.
Il giorno della semifinale con L’olanda, io avevo diciassette anni. D’estate, quando tornavo dal convitto, non avevo molto da fare, visto che le amicizie principali le avevo a Spoleto. Quell’anno, per caso incontrai una vecchia compagna di classe delle elementari, e cominciammo una relazione. Non mi piaceva tanto (tant’è che una o due settimane dopo smisi di chiamarla, e mi mandò a quel paese spedendomi una lettera a casa!), ma ci eravamo appena ritrovati, quindi il giorno della partita io mi trovavo in una lottizzazione in periferia, vicino alla casa dove vivevo da bambino, con lei. Novanta minuti a baciarci, più supplementari e rigori. Tornando a casa, seppur avessi intuito il risultato dalle grida che fuoriuscivano dalle case, sull’autobus vidi tutti i ragazzini che festeggiavano per le strade. e poi a casa mi raccontarono che grande partita mi ero perso.
Il pallone, però, mi è sempre piaciuto. A parte gli scherzi, le fantasie del Tango, e tutte quelle che le ricordano, sono sempre belle.
Racconti di un ottico solitario diRiccardo Balloi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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