Il soldato scosse un braccio e lo mosse lentamente, fece lo stesso con l’altro, infine piegò una gamba e alzò la testa.

  • Me ce chiamavano a scola – disse, cercando di sturarsi le orecchie con il dito indice.
  • Cosa? Chi?
  • Imbecille: me ce chiamavano a scola, pe’ questo ho mollato in prima elementare.
  • Mario è lì, dobbiamo andare a prenderlo!
  • Come facciamo? Cadeno le bombe! Ma che te sei ammattito?
  • Sì, sono matto! –ringhiò con tutto l’ardore che aveva in corpo, scoprendo i denti, tutti rossi di sangue- Forza, andiamo!

Ponziano si alzò, videro un’enorme massa nera muoversi all’impazzata in mezzo alle macerie. Una puzza tremenda andò a coprire l’odore di esplosivo.

  • Santi Numi Benedetti, s’è aperta una fogna, guarda quante pantegane!

I botti continuavano, con gli aerei che correvano sopra di loro, squarciando il cielo. Il soldato cominciò a sbottonarsi la giacca, levò l’elmetto e buttò tutto in un angolo. Si diresse verso la moto, che giaceva coricata su un lato. Il manubrio era piegato come quello di una bicicletta da passeggio, ma Ponziano non sembrò farci caso. Salì in sella e puntò verso il muro appena divelto dalla bomba.

  • Che fai, ce vieni o no?
  • Perché ti sei spogliato?
  • Non vojo che credeno che semo soldati, che poi questi ce dichiareno guerra.

Partirono lentamente a slalom tra i massi riversi a terra, cercando di restare in equilibrio, e aiutando la moto con la spinta dei piedi. La gonna di Mario toccava il suolo e lasciava dietro di sé una larga traccia. Se ne accorse e la arrotolò. Avanzarono circospetti, mentre gli Alleati sembravano aver concesso una tregua.

  • Li ho visti andare laggiù – Mario indicò verso sinistra, Ponziano accelerò. Ora il rumore del suo motore era parallelo a quello delle sirene antiaereo. Superarono uno, due blocchi, Mario strappò via dei calzoni da un filo e li posizionò tra sé e il guidatore – finalmente dei pantaloni decenti- disse.

Arrivarono fino alla fine della base, avvicinandosi rapidamente alle reti delimitative, oltre le quali si vedevano i binari della ferrovia. Quando vi furono dirimpetto, un abbaiare esplose alla loro destra: Mario il Brigante era legato a un palo con un perfetto nodo marinaro. Il ragazzo fece per scendere dalla moto ma inciampò sulla sua gonna e cadde, sbattendo il mento a terra. Intanto il Sanbernardo continuava ad abbaiare, tirando e dando l’impressione di poter spezzare la corda.

  • Hai un coltello, da qualche parte? – disse Mario, alzandosi. Ponziano non rispose.

Raggiunse il suo amico. Posò una mano sull’enorme testa, pettinò il pelo, cercando di sistemare il colore della maschera marrone che aveva sugli occhi.

  • Ti amo- sussurrò, guardandolo dritto negli occhi. Il cane rispose rilassando le orecchie e agitando la coda.

Cercò di sciogliere il nodo, invano. Provava a tirare, a decifrare il percorso del laccio, ma nulla. Per giunta, il cane non la smetteva di leccargli il viso, spalmando e diluendo il sangue che continuava a colare dalla ferita.

  • Achtung!

Due soldati tedeschi gridarono dalla parte opposta, avvicinandosi velocemente ai ricongiunti amici. Si fermarono di colpo, quando videro Ponziano imbracciare il fucile. Per loro fortuna, lo puntò verso il cane.

  • Levete! Come picchiu se pigghia ‘sto fucile? – gridò, muovendo le mani tremolanti – Guarda che coraggio che c’avete, ve siete cagati sotto pe’ le bombe e avete lasciato qui lu cane! – Disse, storcendo la bocca con aria di sfida.

Mario si scansò, abbracciando il Brigante per tenerlo lontano dal palo, il guinzaglio teso e rigido.

  • Sbrigati, ce li hai dietro!

I Tedeschi arrivarono alle spalle di Ponziano. Mario riconobbe il Colonnello Weber, per un momento lasciò andare il Brigante, che si mosse, strisciando le zampe sulla terra e mettendo a dura prova la base del palo a cui era legato. Con un salto si mise in sella alla moto, prese i pantaloni che aveva rubato poco prima, e approfittando della distrazione dei due ufficiali gli piombò addosso. Con le braghe incappiò il Colonnello, e contemporaneamente sferrò un calcio all’altro tedesco. Caddero a terra, e Mario prontamente si avvicinò a Ponziano.

Bum!

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Racconti di un ottico solitario diRiccardo Balloi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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