Vidi questo film da adolescente, nel periodo in cui mio fratello maggiore e nostro cugino passavano ogni lunedì sera con una pizza a domicilio e una videocassetta noleggiata.
All’epoca vivevo ancora in convitto a Spoleto, pertanto quando tornavo a Cagliari in vacanza avevo ben poco da fare, ben poco da divertirmi. Le amicizie erano tutte lontane, ogni compagno, ogni amica, ogni fidanzata era a casa propria, e io passavo le vacanze a casa di mio fratello e di sua moglie. Ogni giorno trascorrevo il tempo in balia della lunga attesa del pranzo o della cena, seduto davanti alla televisione. Non vorrei sbagliarmi, ma quell’Estate, su un canale di terza o quarta fascia, trasmettevano Ken il Guerriero. Le ore più frizzanti, se così si possono chiamare, erano dunque dall’una alle cinque, orari in cui cominciavano cartoni e telefilm. Noi pranzavamo molto tardi, perché mia cognata lavorava lontano, e rincasava alle tre.
Il lunedì era il giorno più interessante: la tradizione voleva che Fabrizio venisse a casa nostra intorno alle quattro, e stesse con noi fino a cena. Appena arrivava si usciva a noleggiare il film, e a volte erano anche due, uno per il pomeriggio e uno per la sera. Poi alle otto si ordinava la pizza. Io la prendevo sempre con wurstel e prosciutto cotto, poi aggiungevo un uovo che prendevo dal frigo.
Fu in quegli anni che coltivai maggiormente la mia oggi assopita passione per il cinema, anche perché i due adulti in questione era raro che toppassero un titolo. Su due piedi ricordo “Escoriandoli”, che non mi piacque. Un bel giorno Fabrizio si presentò a casa con una bottiglia di Fanta, nella vecchia bottiglia. Da bambini la chiamavamo “Fanta abbronzata”, per il particolare colore che aveva la bottiglia, prima che la cambiassero, alla fine degli anni novanta. Il problema è che non eravamo più negli anni novanta, e il formato della bottiglia era cambiato da un pezzo. Fabrizio aveva trovato quel reperto in qualche meandro sperduto della dispensa di sua madre, e pur accorgendoci che era scaduta, provammo a berla. Per me era un bellissimo diversivo, in aggiunta all’entusiasmo di passare il nostro solito lunedì. Sarà facile immaginare la disillusione quando, all’assaggio, scoprimmo che era sgasata e sapeva di buccia di mandarino: dovemmo buttarla via.
Questo racconto doveva essere molto più breve, ma come sempre mi sono dilungato, trovo però sia stato necessario. Il film in questione ebbe su quest’ ottico solitario un effetto devastante. L’ ambientazione, i dialoghi, la fotografia e i colori, e poi anche il modo di vivere, i personaggi, il vestiario e le storie personali. Ciò che descriveva mi apparve come un mondo fiabesco, come una vita che mi pareva di avere vissuto e dalla quale ero stato portato via, salvo concedermene uno scampolo mediante la proiezione di quella videocassetta. Fu da lì che iniziai a fare uno dei miei sogni ricorrenti, che ancora oggi non so raccontare, ma che mi provocano, una volta sveglio, la sensazione che questa non sia la vita che ho vissuto fino al giorno prima. Il giorno dopo questo maledetto sogno, ho in testa come la sensazione di ricordare un’ eternità passata a sedere al fresco, alla luce del tramonto, a disquisire con persone interessanti, di cui sono innamorato, a vivere la felicità come se fosse l’ unico modo possibile di trascorrere la vita.
Un anno fa, in occasione di una visita alla mia amata Spoleto, mi fermai a Roma per qualche ora, e mentre passeggiavo a Campo De’ Fiori, entrai nella libreria che sta alla sinistra della statua di Giordano Bruno. Mi colpirono i clienti. Tutti con l’ aria da intellettuali metropolitani, da ricercatori universitari. Ma magari era solo la suggestione. Come sempre faccio quando entro in una libreria indipendente, mi ripromisi di comprare qualcosa. Come sempre, l’ iniziale indecisione sulla scelta ebbe termine quasi subito: trovai il libro giusto, “Una canzone per Bobby Long”.
Lo ho sulla libreria, lo leggerò, prima o poi, perché non è certo facile, per me, immergermi in certe letture, specie quelle comprate in una libreria indipendente, in una città che non sia Cagliari, a Campo De’ Fiori, prima di tornare in visita a Spoleto, e per di più questo libro è Una Canzone per Bobby Long.
Racconti di un ottico solitario diRiccardo Balloi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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